sabato 29 dicembre 2012

Conferenza nazionale per il turismo del Partito Democratico

Mi sento particolarmente onorato per l'invito a partecipare alla "Conferenza nazionale per il turismo del Partito Democratico" , pur non essendo un iscritto a quel partito, ma al quale mi lega la condivisa valutazione che il settore turistico deve essere posto al centro dell'iniziativa del governo al fine del rilancio economico dell'Italia, recuperando il molto tempo perso dai governi di CentroDestra.

Il documento introduttivo (nella attuale versione ancora in forma di bozza) dedica alle Imprese Turistiche poche ma significative parole:

""""
Imprese turistico - ricettive:

Rilanciare una stagione d’investimenti per l’ammodernamento e la riqualificazione dell’offerta ricettiva attraverso:

-    agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, per  l'acquisto di attrezzature ed arredamenti delle strutture turistico - ricettive; 

-    il supporto agli operatori che intendono acquistare le strutture in cui attualmente operano in affitto per favorire la continuità nella gestione degli immobili ad uso turistico - ricettivo, attraverso mutui agevolati di lungo periodo e con lo scopo di favorire gli investimenti nell’ammodernamento e nelle ristrutturazioni.


"""""

L'accento viene correttamente posto sulla necessità di favorire il rinnovo delle strutture alberghiere, tema al quale ho dedicato scritti e convegni in maniera continuativa gli ultimi anni della mia attività.

Sono invece dubbioso sulla opportunità che lo Stato favorisca l'acquisto delle piccole strutture a conduzione famigliare, anche solo medante mutui a tasso agevolato o garantito dallo Stato.

Che sia chiaro, non ho nulla contro le piccole strutture, ma anche nel caso di strutture "lusso" solo un numero minimo di camere, una profonda ristrutturazione con l'aumento delle dimensioni delle camere e degli spazi comuni, l'introduzione di nuovi servizi, permette di raggiungere quel livello di servizio e quel break-even gestionale che ne permette la sopravvivenza economica.

Ritengo quindi eccessivo scrivere:


""""
Le micro e piccole imprese turistiche rappresentano una leva strategica per lo sviluppo nazionale del settore turistico: le loro peculiarità storiche (piccola dimensione, la gestione familiare e la territorialità) sono tradizionalmente molto apprezzate dalla domanda estera e domestica, proprio perché in grado di riflettere a pieno lo stile di vita italiano.

""""

Se così fosse il nostro turismo non sarebbe nella crisi profonda in cui si trova attualmente, al di là degli effetti tipicamente ciclici della crisi sul settore.

E' vero che ci sono piccole strutture (di 40-50 camere), molto ben gestite, che ottengono risultati economicamente interessanti, ma è anche vero che sotto una certa dimensione la gestione diventa molto affannosa.

La ricerca di nuovi mercati, l'utilizzo di nuovi mezzi (come i gradi aerei da oltre 500 posti che daranno impulso a uno sviluppo low cost da mete lontane), ci devono motivare verso soluzioni di ospitalità dove coniugare la qualità italiana con la crescente dimensione del "gruppo".

Credo infatti che lo sforzo debba essere quello di superare il nanismo, presente anche nel settore alberghiero, favorire la crescita dimensionale delle società di gestione, soprattutto quelle maggiormente abili,  tralasciando il tema della proprietà dell'hotel, riservandolo a strumenti tipici del mercato immobiliare  (come i fondi comuni di investimento alberghiero che ancora non esistono e che a mio parere dovrebbero essere normati da apposita legge statale).

L'obiettivo dovrebbe essere quello di favorire l'ammodernamento degli hotel (come indicato nel documento), favorire la crescita dimensionale delle società di gestione e management (che garantiscono qualità di servizio e lavoro), e favorire la gestione professionale del patrimonio immobiliare attraverso fondi di investimento specialistici che hanno il doppio obiettivo di permettere alla proprietà la liquidazione (almeno parziale) del proprio patrimonio attraendo investitori tipicamente immobiliari, e contemporaneamente di evitare che i gestori si impegnino sul piano immobiliare, investendo maggiormente sulla modernizzazione dell'attività (gestione, commercializzazione, allungamento della stagione, ecc.)

Per rendere completo questo obiettivo (ripeto quello che vado dicendo da tempo) va messa mano in modo intelligente alla normativa urbanistica soprattutto delle nostre città di costa, quelle più obsolete, al fine di individuare gli strumenti per un equilibrato aumento medio delle dimensioni degli hotel, mediante l'accorpamento delle strutture, con premi di volumetria per chi desidera ristrutturare, accompagnati da obiettivi di riduzione delle superfici coperte, con un graduale aumento delle altezze edificate.

Io vedo un rischio, invece, nel favorire la acquisizione di piccole strutture da parte degli attuali inquilini: e cioè che questa avvenga a macchia di leopardo, senza un disegno unitario di ripensamento dell'intera città, perpetuando nel tempo le ragioni dell'arretratezza della nostra offerta turistica.

Nel medio periodo rischiamo di avere strutture qualificate vicine a strutture obsolete, così per molto tempo le nostre città turistiche non saranno nè completamente rinnovate nè del tutto obsolete.

Invece... se vi sono operatori che hanno una capacità reale di gestione alberghiera, anche se hanno limitati mezzi finanziari, si deve dare loro la possibilità di perseguire un progetto di ampio respiro, con il sussidio di esperti della gestione immobiliare come sono i gestori dei fondi immobiliari.




domenica 16 dicembre 2012

Mettete in galera i ladri. Quelli veri.



La notizia è questa:

Da «ospizio» a hotel a 5 stelle, 8 indagati per abusi edilizi in Comune e municipio


L'accusa: reati di abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e abuso edilizio


Accusati: funzionari e tecnici appartenenti al IX dipartimento e al I municipio, un vigile adesso in pensione, nonché i responsabili dei lavori di ristrutturazione.


Che cosa avrebbero fatto? 


"Per poter procedere alla trasformazione della casa di riposo vengono presentate al IX dipartimento una serie di Dia (denuncia di inizio attività) dove si dichiarano l'allargamento della cubatura, il cambio di destinazione di alcune parti della palazzina e il rifacimento del ballatoio, addirittura la creazione di una spa"


Vi rendete conto? Hanno fatto una speculazione edilizia così grave, che comprende la creazione di un centro benessere in un albergo cinque stelle.


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Cambio di scena.


Incontro un architetto che mi dice: "In otto anni ho progettato e realizzato 14 alberghi"


Gli ho chiesto come abbia fatto, con i vincoli ed i problemi posti dalle norme urbanistiche. Mi ha risposto che tutto nasce da un buon imprenditore alberghiero che sa esattamente che cosa vuole. Prepara un buon progetto. Lo presenta per l'approvazione. Lo discute con l'amministrazione, che lo approva. Infine lo esegue esattamente come previsto.


Invece, mi spiega, i problemi nascono da cattivi costruttori, che una volta fatto il progetto e ottenuta l'approvazione, iniziano a chiedere le varianti, nella convinzione che "se l'amministraizone mi ha concesso 100 allora posso chiedere 120... poi 140... e forse 160".


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Conclusione.


E' probabile che a Roma nel caso del First Art Luxory siano state commesse delle irregolarità. 


Ma è altrettanto probabile che invece di seguire una strada chiara e pulita, dove amministrazione comunale e committente, in maniera trasparente condividessero fin dall'inizio finalità e risultato dell'intervento, si sia seguita una strada tortuosa, fatta di DIA e varianti in corso d'opera, allo scopo di raggiungere un risultato "obbligato" (la SPA in un hotel è un obbligo) ma non dichiarabile fin dall'inizio.

Questo secondo metodo, meno limpido, permette a tutti di guadagnare qualcosa, e di credere di essere i più furbi, ed invece ... ecco cosa succede.
Un vicino infastidito, va a guardare nelle carte e scopre che la procedura non è stata perfetta. Si rivolge alla magistratura.


Così, quello che poteva essere ottenuto fin dall'inizio e presentato con una corretta progettazione, e deciso nell'ambito proprio della discrezionalità amministrativa, viene oggi discusso davanti al giudice: il posto peggiore dove discutere della congruità di un progetto con la sua opportunità urbanistica e con il business plan di un hotel.


La responsabilità è di molti.


Dei progettisti che non hanno saputo fare un buon progetto e non hanno saputo farselo approvare dalla pubblica amministrazione. (probabilmente hanno evitato di coinvolgere un esperto di hospitality che motivasse certe scelte).


Dei committenti, che pensavano così di ottenere più di quanto invece era permesso.


I funzionari della pubblica ammnistrazione, combattuti tra una norma ottusa e l'opportunità di "chiudere un occhio" verso una soluzione migliorativa del progetto.


I politici del Comune, che invece di guidare un processo, lo subiscono. 


Ma il responsabile principale è il metodo di pianificazione attivo oggi in Italia. Dove si guardano più ai formalismi che ai risultati condivisi.

In particolare in tema di progettazione alberghiera questo metodo non funziona. Un gruppetto di noi ed io lo stiamo dicendo da anni. Chissà se il nuovo governo se ne occuperà.

Oppure i progetti li faremo solo all'estero... come quelli che per mancanza di opportunità in Italia stiamo facendo in Libia, Mauritania, Russia, o Kazakistan.


 

  

 

 

sabato 1 dicembre 2012

Il Country Brand Index dell'Italia cosa ci dice che non sappiamo?

Anche quest'anno, da otto anni, la ricerca di FutureBrand ci racconta cosa cambia nella percezione degli stati. L'hanno presentata al @BTO2012 e l'ho trovata molto interessante. Per chi vuole leggerla tutta la trova qui.

Ovviamente abbiamo avuto più conferme che sorprese. Anche se qualche sorpresa l'ho avuta, e fra qualche riga dirò quale.

Ma parliamo subito dell'Italia, che si colloca al 15mo posto a livello mondiale. Poco? Tanto? Cerchiamo di capire, 15° posto di che cosa?

L'indice, ci dicono gli autori, misura la percezione del Brand Stato, che influenza tutta una serie di decisioni che ciascuno nel mondo prende ogni giorno in relazione a "acquisto di prodotti provenienti da quello stato, viaggi, investimenti, business, turismo, ecc.".

Il primo paese nel rank mondiale è la Svizzera. Un Brand che ci tranquillizza.
Tra gli ultimi dei 25 gli Emirati Arabi, Bermuda e Costarica. Essere quindicesimi, significa stare a metà classifica, un po' verso il basso. Nè bene nè male... però...

La prima cosa che noto è che veniamo accomunati a stati che stanno più in basso nella classifica, e questo mi piace poco. Siamo PIIGS. L'Italia è 15ma, la Spagna 19ma, l'Irlanda 21ma, Portogallo 32mo e Grecia 39ma. Insomma ci hanno messo in pessima compagnia.

Guardo allora i singoli indici che compongono l'indice sintetico.
Voglio vedere in che cosa l'Italia eccelle, per quali indici è meglio della 15ma posizione globale.

L'Italia è PRIMA per il turismo e cultura.
E' una bella conferma. O no?
No, per me non lo è. Perchè è ovvio che siamo primi in questi due indici.

Inoltre questi due indici non sono nemmeno assodati e tranquilli, perchè siamo PRIMI per il FOOD e TERZI per ATTRACTIONS, siamo PRIMI per HISTORY ART e CULTURE (per me queste sono tutte conferme: nulla di nuovo credo).

Ma gli indici TURISMO  e CULTURA nascondono anche punti di debolezza, che a me sono chiari e noti, e di nuovo per me sono delle conferme. Vediamo se raccontati da una fonte terza e indipendente riesco a farlo comprendere anche a chi insiste nel dire che non è vero.

L'Italia è PRIMA nel turismo ma 15ma per LODGING e RESORTS. E al 19mo posto per AUTENTICITA'.
Mi aspetterei che una nazione che è Top In Mind mondiale per interesse turistico curasse la propria ricettività in modo da essere ai primi posti del mondo. Non è così. Questo indice è una accusa fortissima alla classe imprenditoriale italiana che si occupa di ricettività. Ed un'accusa altrettanto forte per chi, Regioni e Comuni, si occupano di urbanistica e territorio. Segnala un problema grave che deve essere affrontato con urgenza. Su cui qualche amico pensa che io sia diventato monomaniacale: la necessità di mettere mano alle strutture alberghiere coinvolgendo il territorio in cui esse si trovano. Compito comune di amministrazioni pubbliche e privati invesitori, che richieder strumenti nuovi su cui ho già scritto ripetutamente  in questo blog. (a pie di pagina un elenco incompleto di articoli).

L'indice del turismo comprende inoltre un rank VALUE FOR MONEY che racconta come viene percepito dal consumatore che spende nel turismo in Italia quanto lui riceve in cambio del proprio denaro.
L'Italia crolla al 38mo posto della classifica e di nuovo è un atto di accusa verso un modo un po' da rapina di approcciare il turista. Se considero che il 50% del turismo italiano ha come destinazione sei provincie (Roma, Milano, Venezia, Firenze, Verona, Napoli), credo che questo 38mo posto riguardi soprattutto loro.

Provo a riassumere e scrivo in rosso.

L'Italia è il posto turistico più desiderato al mondo, dove ognuno nella vita vorrebbe andare almeno una volta, ma poi quando ci va viene deluso per la qualità della ospitalità che riceve e per una sgradevolissima sensazione di aver speso male i propri soldi.

Cari amici blogger, esperti di web e webmarketing, se queste sono la "sensazione" le "consapevolezza" diffuse, potete fare molto poco con la vostra azione promozionale, dovete dire ai vostri clienti che smettano di spendere in promozione, ed invece che devono iniziare a spendere nel prodotto turistico, renderlo più bello e meno caro.

(come fare questo, io ed una serie di colleghi non abbiamo dubbi e lo diciamo da tempo)

Continuiamo.
Quali sono i punti dolenti che fanno cadere il Brand Italia alla 15ma posizione? Praticamente tutti gli altri, che non sono pochi. E sono il motivo vero per cui le cose vanno male.
23esima per GOOD FOR BUSINESS cade rovinosamente al 38mo posto per INVESTMENT CLIMATE. Lo vediamo, putroppo. Anche se siamo primi nel turismo gli stranieri fuggono dall'investire nel turismo in Italia.

Mi auguro che l'esempio del fondo sovrano del Qatar che ha investito in Sardegna, possa essere il primo, seguito anche da altri invetitori esteri.

L'Italia è 22ma per SKILLED WORKFORCE e 23ma per EDUCATION SYSTEM. Il Bahrain dice di se stesso che ha il sistema educativo migliore del Golfo Arabo. Per loro avere buone scuole o università è un vanto. A Livello mondiale sono primi la  Svezia, Svizzera, Danimarca, Finlandia, Germania....
Noi invece abbiamo un sistema scolastico a pezzi dove i docenti migliori vengono penalizzati, gli studenti anche se sono degli asini vengono promossi, ed i signori e signore presidi (oops, si chiamano dirigenti scolastici) non dirigono un bel nulla. (Mi scusi il lettore, ma su questo proprio perchè papà di due figli liceali sono proprio arrabbiato)

Skilled workforce nel TURISMO, vuol dire sapere le lingue, avere una preparazione professionale e una consapevolezza del ruolo nella relazione col turista.

Trovo molto grave che l'Italia venga percepita al 33mo posto per SAFETY (che comprende war, crime, public health). Perfino il nostro sistema sanitario che è uno dei migliori del mondo viene percepito negativamente e non rientra nei primi 15 della classifica  (28ma posizione, forse non è giusto ma è così... dimostra una cosa, che la percezione genericamente negativa può riflettersi anche alle nostre positività).

Sottolineo questi due elementi perchè già in un articolo del 2008 dedicato ai fattori che influenzano l'investimento immobiliare nel settore turistico, ho detto chiaramente che Salute e Sicurezza influenzano molto i flussi turistici.

Scrivevo allora parole che non cambierei: "Fattori fondamentali sono la facilità di accesso, la socievolezza della gente, un buon livello di sicurezza reale e percepita dal turista, una destinazione dove la conoscenza delle lingue sia diffusa"

Un altro dato molto negativo anche per i suoi riflessi sul turismo e' quello denominato ENVIRON FRIENDLY (per cui l'Italia si colloca al 35mo posto). In una accresciuta attenzione per l'ambiente non essere considerati amici della natura rende l'Italia un luogo poco autentico per fare del turismo.

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Vorrei concludere con una brevissima nota.
C'è molto da fare.

Servono soldi, servono tanti soldi da investire nel turismo, ma non (come sembrano credere quelli che puntano alla promozione) per la pubblicità, niente affatto. Servono soldi pubblici e privati per mettere a posto il prodotto Italia ed anche il prodotto turistico italiano. E' possibile attrarli anche rapidamente andando a lavorare su norme e regole.

Mi fermo. Tutti questi dati sono per me una conferma.
A buon inteditor poche parole.


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mercoledì 14 novembre 2012

Un booking per l'Emilia Romagna?


Probabilmente sono stato uno dei primi in Italia ad occuparmi di "internet" per il turismo. ( vedi LinkedIn l'elenco non completo di quello che ho scritto sul tema in passato). Ho deciso da alcuni anni che il focus deve essere dato all'hardware (la struttura alberghiera), perchè se il prodotto non è a posto, non serve promuoverlo e cercare di venderlo.
E in Italia il prodotto turistico non è a posto, ha bisogno di molti interventi, sia nella sua componente "alberghiera" sia in quella urbanistica, cui abbiamo dedicato tempo ed idee (vedi www.planethotel.net/urbandesign)
Ammetto che uno dei motivi per cui non mi occupo più di internet è perché ho sbagliato essendo stato per un paio di volte troppo in anticipo sui tempi.
Questo però non è un buon motivo per tacere e per non commentare quello che accade anche nel campo della promozione turistica e della vendita on line.

Oggi l'articolo di Michele Vianello sul proprio blog, mi permette di sapere che la regione in cui vivo, l'Emilia Romagna ha dotato il proprio portale di un booking on line, per le prenotazioni alberghiere.

Non me ne ero accorto.
Lo si trova al sito http://www.emiliaromagnaturismo.it/ che rimanda a www.visitemiliaromagna.com
E comunque non ne sentivo la mancanza...
Ricordo quando facemmo un incontro sul tema con Giuseppe Chicchi, allora AD di APT Servizi Emilia Romagna (era il 26 settembre 2003: nel frattempo i capelli si sono solo ingrigiti)  poi non ne seppi più nulla, e credevo che l'argomento fosse completamente accantonato. Era uno dei casi in cui nella mia vita sono stato troppo avanti.

Invece sorpresa... dopo 9 anni il tema diventa attuale.
Meglio tardi che mai?

Vianello in tono un po' polemico titola il proprio blog... "Ancora portali nazionali per il turismo".
Ancora? Vianello, scusa... "ancora" significa che ne abbiamo avuto almeno uno! Invece credo che finora non ne abbiamo avuto nessuno.

Mi dispiace essere critico, nei confronti del lavoro di amici, veri amici, che dedicano tempo e fatica a promuovere il turismo italiano, ma così come il portale Italia.it è stato un fallimento in realtà perchè partito con obiettivi faraonici e uno spreco immane di risorse, con quasi nessun coordinamento con le Regioni, anche l'idea di fare un portale di prenotazione "regionale" ha assai poco senso, tant'è vero che sono caricati pochi hotel, e il sito non è praticamente raggiungibile attraverso Google.

(quello che in Italia manca non sono venditori di prodotti e di sistemi, ma gente che metta la testa a fare cose logiche)

Sul tema della prenotazione on line PLANETHOTEL.NET aveva sviluppato tra il 2003 e il 2005, anche in collaborazione con CCRA, e la sua VP esecutiva Fran Kiradjian un prodotto professionalmente avanzato, costato qualche quattrino, che si è fermato alla fase beta (sta facendo la polvere in qualche server)  perchè proprio in quegli anni hanno avuto il sopravvento alcuni portali internazionali come Booking che sono riusciti a surclassare perfino sistemi diffusi come Fastbooking e Venere (ed anche per l'arretratezza ancora oggi completamente evidente del mondo alberghiero rispetto al mezzo... che Vianello rappresenta  con questa bella foto, che gli rubo):



Inoltre oggi siamo in attesa che Google stesso entri in questo settore. E' ovvio che in queste condizioni non c'è spazio per altri sistemi nè regionali nè nazionali.... a meno che... (su questo un'idea io l'avrei, però richiederebbe una guida nazionale forte che non vedo per cui la lascio nella penna... tanto, io mi sto occupando sempre più di harware e sul software do ragione a Vianello, che a parte uno ed uno solo portale nazionale ben fatto, il resto si gioca sui Social Network se hai un buon prodotto che favorisce il passaparola.)












giovedì 1 novembre 2012

Rottamare i piccoli hotel? Oppure occuparsi dell'urban design?

Rottamazione degli alberghi ''perché 34mila sono troppi, troppo vecchi e troppo piccoli'', ha detto il ministro Gnudi.

Due parole di troppo e tutti a dargli addosso.

Il merito di Gnudi è quello di aver acceso i riflettori su un tema che è centrale per il nostro turismo, cui noi di PLANETHOTEL.NET abbiamo dedicato un convegno nazionale l'anno scorso ( www.planethotel.net/urbandesign) e svariati interventi a convegni locali nel corso degli ultimi anni, pubblicazioni, libri ecc. (www.planethotel.net/convegni), e su cui Federalberghi nazionale parla da tempo.

Abbiamo anche scritto le nostre proposte in modo chiaro sia sul nostro blog, sia sul volume "Impresa Turismo" di Unioncamere di quest'anno 2012.

Il demerito (non proprio piccolo) di Gnudi e dei suoi qualificati consulenti, è di aver focalizzato la questione sul tema della rottamazione dell'hotel (singola struttura ricettiva) e non guardare al tessuto urbano delle città turistiche (e si tenga conto che in Italia quasi tutte le città sono anche turistiche).

Quest'ultimo invece è il tema al centro della mia riflessione (e di pochissimi amici) che guardiamo all'argomento in modo trasversale, pensando alla destinazione turistica come una unità urbana, al cui interno devono sì esistere strutture alberghiere riqualificate, ma dove l'intera struttura urbana si riqualifica per rispondere alle esigenze di un rinnovato flusso turistico.
Mi è chiaro che si tratta di un vero progetto, con necessità di investimenti finanziari enormi.

Quello che abbiamo scritto in molte occasione è che la riqualificazione (ed anche la rottamazione) degli hotel deve partire dal ripensamento complessivo della città. Il punto è che le ricerche anche accademiche su questo aspetto sono pressochè inesistenti. Chi si occupa di turismo, si occupa di "promozione", chi si occupa di hospitality si occupa della struttura alberghiera, e l'urbanistica oramai fatta sempre più dagli avvocati non si occupa di turismo.

Inoltre, non serve scomodare la Boston Cunsulting per capire che il quadro italiano dell'offerta turistica sta correndo precipitevolissimevolmente verso il declino, i cui fattori a me sono chiari e noti: primo fra tutti un prodotto obsoleto, il cui valore fondiario (tutto teorico) è molto alto. E' lì che si deve intervenire, con strumenti finanziari e giuridici, dei quali si parla per la prima volta nel nostro blog di febbraio.

Finchè lo Stato e le Regioni (che hanno il turismo e l'urbanistica tra le proprie competenze) non avvieranno una chiara riflessione su questo, tutti gli altri strumenti ed interventi, per quanto utili, saranno solo palliativi.

sabato 29 settembre 2012

Via gli incentivi, via Ryanair da Verona

La mia esperienza di incentivi è limitata ad un solo episodio, quando concorsi per un incentivo all'innovazione, con un progetto che arrivò primo in graduatoria: pensavo di ottenere il 50% dell'investimento, invece mi riconobbero solo il 20%.
L'investimento da me fatto era davvero innovativo, ed a rischio. Invece il contributo fu dato a qualche decina di interventi non particolarmente innovativi, investimenti che le aziende avrebbero fatto comunque.

Per questo quando sento parlare di incentivi storco il naso.

La storia di Ryanair e l'aeroporto Catullo di Verona è un'altra storia.
Non si tratta di un incentivo all'investimento, ma di un contributo che la compagnia aerea riceve per il solo fatto di atterrare a Verona.
Mi par di capire che si tratti di una pratica diffusa.

Per capire bene il valore delle cifre in campo, si consideri che l'Enit ha per la promozione turistica circa 20 milioni di Euro a bilancio.

Ebbene Panorama dello scorso agosto dice

la Commissione europea ha aperto un'istruttoria sul «presunto contributo di 7 milioni di euro all'anno», concesso a Ryanair dalla Catullo come «premio» per portare i propri voli sullo scalo scaligero. L'iniziativa potrebbe portare a breve all'apertura di un'indagine per «aiuti di stato illegittimi»

In passato anche i contributi che la società di gestione del'aeroporto di Alghero dava a Ryanair erano finiti sotto la lente di ingrandimento della Commissione Europea.

Ora la storia sta giungendo ad un epilogo. Il 12 ottobre Ryanair se ne andrà da Verona.
Sembra inoltre che l'aeroporto abbia avviato anche una procedura contro l'ex direttore generale che aveva negoziato in passato un "contributo" a Ryanair troppo costoso per l'aeroporto e fuori dai parametri utilizzati dalgi altri aeroporti.

Ecco quindi un tema che il nuovo DG dell'Enit e il ministro devono porsi.

L'Italia (ed il suo sitema pubblico) finanzia una compagnia aerea che atterra, porta turisti e ne porta anche via.

Non ho con me le statistiche, ma l'attività outgoing della Ryanair è piuttosto florida. E' evidente che riconoscere un contributo per l'attività che Ryanair svolge nel portare gli aerei in Italia, favorisce è vero l'incoming, ma sovvenziona anche l'outgoing.

Joseph Ejarque che se ne intende, dice:

L’Italia rappresenta per Ryanair un bacino molto interessante non solo per l’outgoing ma anche per l’incoming che ha visto il ritorno degli stranieri su tante destinazioni italiane.

Io direi al contrario. L'Italia è interessante soprattutto per l'outgoing, se si considera che ben il 25% di tutto il traffico sviluppato da Ryanair è l'outgoing prodotto nel solo scalo di Orio al Serio.

Ancora una volta vediamo l'Italia affannarsi nell'attività di promozione, pagando una compagnia aerea (che ha le proprie logiche di business e profitto) per far atterrare i turisti in Italia, e contemporaneamente investire poco nel rinnovo delle strutture turistiche e nell'ambiente urbano, e non solo perchè mancano i fondi, ma soprattutto perchè le idee sono molte, diverse, confliggenti e spesso confuse.









lunedì 24 settembre 2012

Innovare anche l'ambiente urbano (antico)



La mia amica Josette mi manda questa fotografia del ponte di Calatrava a Venezia con - sullo sfondo - il grande parcheggio di piazzale Roma.
Nell'angolo di sinistra si vede una struttura in acciaio, un nuovo edificio che si affaccia sul Canal Grande, probabilmente l'unico edificio nuovo da sessanta o settanta anni a questa parte. A Venezia ci sono state e ci sono polemiche.

Quel nuovo edificio è l'ampliamento di un hotel.
Fare un edificio nuovo sul Canal Grande ci vuole coraggio.

Ma quale coraggio ci vuole da parte delle pubbliche amministrazioni, i proprietari, gli urbanisti e gli architetti a tenere immodificato il paesaggio delle nostre città turistiche di costa? Una teoria infinita di alberghini di poche stanze come si può vedere ad esempio viaggiando sulla costa tra Rimini e Milano Marittima, passando per Viserba e Igea Marina?

Da alcuni anni ce ne occupiamo con libri e convegni.
Credo che la crisi abbia prodotto l'opportunità di poter fare cose che prima non si sarebbero potute fare.

Il tema della qualità urbana e della trasformazione delle aree turistiche al mare è stato oggetto anche del dibattito tra il Ministro Gnudi e il presidente Errani.

Noi abbiamo delle idee, su cui abbiamo già scritto e su cui torneremo presto.


giovedì 13 settembre 2012

Se i NO diventano SI, progetto internazionalizzazione.


Chi la dura la vince

Questa è la storia di un insuccesso che si trasforma in un successo.

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All'inizio è un'idea, come al solito.
Mi occupo di consulenza alberghiera e di promozione di aziende fornitrici per il settore hotel e costruzioni in generale.

Le cose
vanno male, per tutti. Stamani un Presidente di importante cooperativa di costruzioni, mi dice testualmente "Fare ribassi di circa il 50%, senza margini, vuol dire strangolarci,... questo è un sistema malato" Lavorare per perdere è folle. E' la guerra dei poveri.

E allora un'idea...
facciamo un gruppo di aziende, ogni  azienda investe circa 6-8mila Euro, ed altri 6-8mila li mette la Regione Emilia Romagna, e li usiamo per un ampio programma di promozione del design italiano verso l'estero.

L'unione fa la forza.
Va bene.

Dico: le cose in Italia
non funzionano perchè spesso franano sul volontariato.
Allora propongo: "Mi metto a disposizione, con un piccolo compenso fisso, più un compenso variabile, niente volontariato. Budget di spesa condiviso, trasparente, obiettivi da raggiungere, premi se si raggiungono"

Invito un po' di imprenditori ai primi di luglio.
Quattro ci stanno. Lavoriamo in luglio ed anche in agosto. In tutto dedichiamo cinque lunghe riunioni, definiamo un programma e lo presento ad un gruppo di circa 20 aziende medie e piccole, tre quattro anche grandi.

Individuo anche un
ottimo consulente che sa come organizzare la parte burocratica della domanda regionale. Non solo, ma ha anche una fitta rete di corrispondenti e di uffici propri in giro per il mondo. Riunioni, in luglio, in agosto, viaggi e riunioni in settembre.

Ecco
le risposte di alcuni:

Gentile Dott. Zanini,

ho parlato con i miei titolari che, presi da altre situazioni particolarmente impellenti, non sono particolarmente interessati al progetto.
La ringrazio comunque per il tempo dedicatoci.
Ringrazio, ma non gli ho nemmeno parlato ai titolari... ma!

La ringrazio per l’informazione, ma trovandoci in piena fase di ristrutturazione commerciale italiana ed estera non siamo in grado di darVi una risposta in così breve tempo. Tenga peraltro conto che la ns. Azienda è già presente in vari mercati esteri con strutture proprie dedicate o accordi di promozione esclusiva.


Capisco che stanno ristrutturandosi. Le cose vanno male, lo sappiamo. Però cosa dice questo AD? Dice che hanno già distributori... dove? Turchia, Libano, Paesi del Golfo? E quindi un'azione di promozione e commercializzazione non vi serve?
Il mio obiettivo è trovare lavoro per tutto il gruppo: falegname, finestre, vacuum cleaner, porte, piscina, centro benessere, illuminazione, ....
Un concetto nuovo. Forse troppo complicato per qualcuno che sta ristrutturando l'azienda. Il fatto che in Italia non abbia mai funzionato con successo, vuol dire che non possiamo provare?
Senza alcuna ironia. E' un momento davvero duro. Però si tratta di un piccolo investimento, che è come una valanga, inizia pian piano. Chi mi conosce sa cosa so fare.

Un altro.


E’ vero che senza investire non si ottengono risultati, ma noi di investimenti ne facciamo continuamente, ne è la prova il nostro progetto in Brasile per il quale stiamo facendo un grosso sforzo economico.

L’iniziativa è interessante, ma in questo momento non possiamo fare altri investimenti che non portano ritorni “quasi immediati”, pertanto le dico che non aderiamo ma le facciamo una proposta, se riuscirete (e ve lo auguriamo) ad attivare questo gruppo e iniziate ad ottenere lavori concreti da fare, siamo disposti ad aggregarci in un secondo momento, consapevoli che non avremo il rimborso dalla regione.


Dunque, dunque... gli agenti che vanno in giro per il mondo e portano lavori vanno bene. Ma dai! Io volevo fare un programma di promozione con un budget di circa 1,2 milioni in tre anni, di cui il 50% pagati dalla Regione e voi mi proponete di fare da me, con i miei soldi? Putroppo non riesco ad investire 1,2 milioni da solo, proprio non posso.


Ti ringrazio per il coinvolgimento e per la possibilità che ci hai proposto.
Mi dispiace però doverti comunicare che ad oggi abbiamo deciso come XXXX  di non aderire alla vostra iniziativa .
In futuro potremmo eventualmente valutare altre opportunità che dovessero profilarsi .


Oeeee, ragassi.

Questi mi hanno sempre detto quanto sono bello e quanto sono bravo. Da anni.Mai vista una lira e vogliono anche essere informati delle "novità"

[Ecco la novità, sto aspettando l'erogazione di un finanziamento deliberato per far partire un hotel di 84 camere, pensi che sia interessante?]

Ad un piccolo imprenditore che stimo molto
ho chiesto perchè prendessi solo dei no. Ecco la sua risposta... molto interessante:

Simpatia per simpatia,
ritengo che ci siano varie cause che concorrono: il mio parere è che la sfiducia nell'ente pubblico per noi imprenditori è totale per cui qualsiasi azione da esso finanziata fa pensare a qualcosa di sprecato. Gli imprenditori preferiscono fare da soli aiutandosi tra loro ma senza aiuti dallo stato e su azioni mirate


Quindi la disistima dell'ente pubblico
è maggiore della stima che provi per me? Quanti guai fa questo ente pubblico!
Inoltre due dei quattro imprenditori che avevano dato avvio al progetto, vedendo che non si aggrega nessun altro, iniziano ad avere dubbi e pensano di lasciar perdere.

Ecco quindi che sono molto demoralizzato, ho lavorato per due mesi, ho fatto chilometri e chilometri  che nessuno mi ha pagato (scusate, il gasolio non me lo regalano) credendo
nell'idea che si possa portare in giro per il mondo il meglio del design per l'hotel ed il contract italiano, e invece ho fallito.

Cosa fare?
Mollo? Non sono il tipo. Ho la testa dura.

Chiamo il consulente che prepara la pratica e gli dico
"dobbiamo iniziare" in qualche modo. Non deve essere una sconfitta.
Mi dice che c'è un piccolo gruppo di imprenditori che ha fatto un progetto simile.

Bene. Ci aggreghiamo in due o tre... e poi vediamo.

Fermarci no.

Sorpresa... mi chiama un'azienda che prima mi ha detto no, e adesso?
Miracolo? Dice sì? Si sono convinti.

Io l'ho sempre detto,
i no sono sì ed i sì sono no. (era ed è così anche con le ragazze)

Quindi? All'inizio di questo post ero demoralizzato.

Adesso invece sono contento. In un'ora è cambiato tutto. Il progetto parte.

A sera mi chiama anche la direttrice marketing di una bella azienda media, con 35 milioni di fatturato e un marchio bello e noto, e mi dice che sì, entrano anche loro.

Pensavo di essere solo, adesso
ho già cinque aziende. Per fare il progetto me ne servivano sei. Altrimenti ci aggreghiamo ad un altro gruppo. L'importante è partire.

Chi vuole
partecipare ha ancora tempo fino a lunedì per aderire.
Caratteristiche: aziende dell'Emilia Romagna, fino a 50 milioni di fatturato, che vogliano investire 10-15mila Euro (in più di quanto già non investano) sull'estero (iniziamo dalla Turchia e paesi del Mediterraneo).

L'invito è aperto a tutti, anche a quelli che hanno detto no. Restare fuori penso che sarebbe un errore.

Quindi chiamatemi domani Venerdì 14. 

Per le altre aziende, quelle più grandi o quelle che hanno sede fuori dall'Emilia Romagna, un po' di pazienza,  troveremo il modo per farvi diventare sponsor dell'iniziativa.


Tutti avranno vantaggi.


Lunedì incontro gli imprenditori del Bahrain con entusiasmo.


Ho mandato un messaggino a mia moglie che mi ha risposto 

Chi la dura la vince.
















sabato 1 settembre 2012

Vieni ad investire in Italia, o no?

Scorrendo "Scarsa occupazione e declino del paese" di Massimo Famularo ho trovato una interessante tabella elaborata dal World Bank, che racconta in modo sintetico quanto è facile per un investitore lavorare in un determinato paese.

Credo che la lettura di questa tabella possa orientare le decisioni più semplici di migliaia di potenziali investitori, soprattutto nel turismo.

Leggete la tabella, Ranking of Economies - Doing Business e certamente non vi stupirete a vedere che l'Italia è al 87° posto nella classifica mondiale. Tanto per capirci lì intorno ci sono Zambia, Mongolia, Fiji, Namibia.

Ai primi posti i Paesi dove vorreste che vostro figlio emigri... Nuova Zelanda, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Gran Bretagna. La Germania è 19°, La Francia 29°.

"Dealing with contruction permits" l'Italia cade al 96° posto in classifica mondiale. L'Ikea (che è l'Ikea) si è scottata le dita. Ma anche Sir Rocco Forte che ha voluto il bellissimo investimento di Verdura Resort in Sicilia.

Siamo al 98° posto per la facilità ad ottenere credito, ma forse quel che è peggio al 109° posto per ottenere l'energia elettrica (stiamo parlando di impiantare una fabbrica, mica di parcheggiare una roulotte).

Siamo al 158° posto per "Enforcing Contracts". La situazione disastrosa della nostra giustizia è nota in tutto il mondo. E voi (tu?) andresti a stabilire la tua azienda in un paese dove se litighi con qualcuno non ottieni giustizia?

A leggere queste statistiche capisco perchè il mio amico Marco, e molti come lui, se n'è andato nella scorsa primavera.

E' andato in Australia, che sta al 15 posto generale. E' arrivato lì ed ha aperto la sua nuova società (L'Australia è al 2° posto nel mondo per aprire una start up). Aveva un po' di soldi con sè, ma ha anche ottenuto sufficiente credito (l'Australia è all' 8° posto).

===

C'è quindi qualcuno che si meraviglia al leggere queste statistiche?
Qualcuno che dice "no!" non è vero? Non sono questi i problemi del paese?
Qualcuno che pensa sinceramente che l'immagine che ne esce dell'Italia è deformata?

Cosa c'è da fare è chiaro. E per molti me compreso è chiaro da troppi anni. Oltre a lamentarci di quello che hanno fatto quelli che abbiamo votato, oggi si tratta di chiedere a chi voteremo di affrontare seriamente questi problemi.






domenica 5 agosto 2012

La politica turistica fatta dai comandanti dei vigili

Filippo Donati, presidente nazionale di Asshotel, albergatore di Ravenna e caro amico, su Facebook ha postato la seguente immagine, accompagnata da una frase di scherno per la cliente che è stata irritata dal comportamanto dei vigili verso i vu comprà in spiaggia.




Ecco cosa gli ho risposto:

Caro Filippo. Ribadisco un concetto semplice semplice...se vado al mare NON VOGLIO essere testimone di un'aggressione, per quanto motivata, a chichessia, soprattutto se questo sta vendendo qualche straccio.

Io ne sono stato testimone in spiaggia a Cesenatico lo scorso anno, e la pressione mi è andata a mille, che è esattamente il contrario dell'obiettivo delle ferie.

Poi se vuoi parliamo del modo in cui fanno i concorsi da vigili per la spiaggia, prendono dei palestrati che hanno sì e no la 5 elementare e gli danno la patente di vigile...(quelli che ho visto io).

Completo il ragionamento.

Per il turista l'Italia non è più il posto bello, gioioso, spensierato, dove passare delle belle ferie.
Putroppo le ragioni per avere il muso lungo le abbiamo (hanno) in molti. Però anche quando si va al ristorante si sentono le urla tra cuoco e cameriere provenire dalla cucina.

L'Italia è diventato il posto dove NON SI PUO' andare a torso nudo, praticare il nudismo (dove?), mangiare un panino sui gradini di una chiesa, bere birra di notte, usare le infradito (chi me l'ha detto?) ecc ecc.

Il Paese dei divieti. Noi siamo abituati a queste cazzate, i turisti no. Quindi... vogliamo eliminare i vu compà dalle spiagge della Romagna?  bene... chiudili in gabbia e buttali a mare, ma lontano dai miei occhi (ehi, scherzo!)


Il punto è che la politica turistica non la può fare il comandante della polizia municipale.

A San Lugano un paesino in prov. di BZ, subito prima di entrare in val di Fiemme arrivando da Ora, c'è il limite dei 50Km/ora (con autovelox) su una ampia strada in discesa.

TUTTI (facciamo un sondaggio?) quelli che vanno in vacanza a Moena e dintorni quando arrivano a casa trovano la multa di questo cazzo di paesino (mi scusino gli abitanti che suppongo molto carini.. però il loro unico vigile non lo è, visto che abbiamo violentemente discusso al telefono per mezz'ora)

Io facevo i 57Km/ora meno 5 di bonus, = 52Km/ora. Multa di 50 Euro.

Il Trentino spende milioni di Euro per portare turisti in montagna e questo paesino della prov. di BZ incassa per ogni auto da 50 a 170 euro o più.
So che la multa è arrivata anche a molti sindaci delle valli di Fassa e Fiemme, e che c'è stata una protesta di detti sindaci che capiscono come quelle multe siano esattamente il contrario di una corretta politica di promozione turistica... nulla.

Ecco quando mi sgolo e parlo di "prodotto turistico" coerente. Questo è un esempio. Bisogna mettere al centro il cliente. E lo sviluppo complessivo della zona.

Francamente a vedere tutte queste incoerenze relative al prodotto turistico mi arrabbio.

Immagino che molti possano pensare che i vu comprà in spiaggia disturbano, vero, così come non è bello vedere gente che gira a torso nudo per le strade d'estate, sarà, oppure che bere birra non educatamente seduti al bar ma per le strade di Roma disturba, credo di sì... ecc. ecc.

Io però mi chiedo - in generale - dove si va a finire con tutte queste ordinanze e divieti, e nello specifico che cosa pensano i nostri turisti di fare le vacanze in un posto dove rischi 3000 Euro di multa per aver comprato degli occhiali griffati da 5 Euro che probabilmente porti 3 volte e poi butti via.

Non so dare una risposta, pongo il problema, perchè le risposte date finora non mi sembrano molto utili all'industria turistica (e neanche a noi italiani in generale... ma possibile che io nato a Verona, non possa se ne ho voglia, sedermi su una panchina della mia città a mangiare un panino? Ovviamente raccogliendo tutte le cartacce)








sabato 4 agosto 2012

Nuotatore o Spadaccino?

TI PIACE L'ITALIA
DEL NUOTO 
O DELLA SCHERMA?

A Londra abbiamo visto le due facce dell'Italia.

L'Italia individualista, geniale, arrogante. Che se vince "sono bravo io" e se perde è colpa degli altri.

Poi c'è l'Italia dell'impegno, del gioco di squadra, del valore anche dell'ultimo arrivato (Luigi Samele, nel caso della sciabola, che ci ha regalato il bronzo)



Sui giornali vanno i nuotatori che strapitano e fanno le primedonne. Bravissimi quando vincono. Penosi quando perdono.
Anche nel business, come nello sport e in politica, belle donne un po' aggressive, niente a che vedere con le nostre compagne quelle che condividono con noi gioie e dolori.

Le medaglie quest'anno le hanno prese gli altri, gli spadaccini, quelli che sgobbano e fanno i fatti.
E le altre, quelle un po' meno belle, ma molto molto più concrete, affiatate, altruiste.

===

Se questa crisi ci deve insegnare qualcosa è che dobbiamo essere un po' più come i nostri spadaccini.

L'economia di Germania e America (lasciamo stare quella cinese!) si fondano sul lavoro di squadra, sulla fiducia in chi guida, ma anche sulla partecipazione e adesione entusiasta ad un progetto.

Gli italiani invece? Se sono più di tre attorno ad un tavolo, ognuno tira da una parte diversa. Quando uno parla? Giù critiche. Alla fine della riunione? Nessun obiettivo per un passo successivo.


Forse tu caro lettore pensi che non è sempre così. Menomale. Non sempre.

martedì 5 giugno 2012

Dai, Gnudi, dai!!!

Sono certo che questa è una strada giusta da percorrere.
E' solo un primo passo... ma come si sa in montagna si fa un passo alla volta.

 TURISMO: CIRILLO (PD),DARE AGEVOLAZIONI PER RISTRUTTURAZIONI
- ROMA, 5 GIU -

"Chiediamo al ministro Gnudi di prevedere nel Decreto Sviluppo delle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni per le strutture turistico/ricettive, come già avviene per i privati passando, dal 36% al 50% del costo degli investimenti con un limite di spesa massimo individuato dal Governo'.

Si tratta di uno dei punti che PLANETHOTEL.NET ha messo in agenda da mesi, e che oggi viene riproposto con forza dall'On. Cirillo.
Ovviamente non è un'idea di PLANETHOTEL.NET solamente. L'abbiamo condivisa con molti albergatori di buon senso, a partire dall'amico Filippo Donati.

E' uno dei temi che abbiamo messo in rilievo fin dai convegni dello scorso anno. E che è stato oggetto di uno specifico intervento nel convegno nazionale del 18 Novembre scorso a Bologna.

E' nostra convinzione che agevolare gli hotel che desiderano ristrutturare è un modo per far muovere l'economia italiana (edilizia e arredo).

Nel corso della nostra attività di supporto e project management per gli albergatori e gli architetti che si occupano di progettazione e ristrutturazione degli hotel, ci siamo fatti la convinzione che senza modifiche sostanziali alla legislazione sia fiscale che urbanistica, molti piccoli hotel sono destinati a chiudere per abbandono.


La richiesta rivolta al Ministro del Turismo, il bolognese Gnudi, adesso arriva dal responsabile Turismo del Pd, Armando Cirillo.

'E' una misura fondamentale - spiega - che consentirebbe non solo di dare una spinta generale all'economia, ma anche e soprattutto di rilanciare gli investimenti nel turismo riqualificando le strutture alberghiere italiane che devono raggiungere livelli di qualità elevata per competere. E' una misura che potrebbe essere utilizzata anche per consentire alle imprese ricettive di adeguarsi alle normative antincendio entro i termini stabiliti dalla legge. Sarebbe un segnale importante per il turismo italiano - conclude Cirillo - un comparto fondamentale della nostra economia che aspetta misure di questo tipo da tanto tempo'.

Sono d'accordo con Armando Cirillo, e lo ringrazio di aver postato il suo appello direttamente sulla mia pagina FB. Credo che nessuno possa dirsi contrario.
E' il caso di una norma condivisa, che fa bene al settore, all'economia, e all'Italia. Un pezzetto di quel "piano città" che il governo dovrebbe varare a giorni.

Chiedo anche ai deputati e senatori di tutti gli schieramenti di sostenere questa idea.

Gnudi, se ci sei.... fatti sentire.

Non è un intervento organico, ma un buon primo passo.

domenica 13 maggio 2012

Una soluzione per ridisegnare la costa romagnola



Nel mio post del 26 febbraio citavo la proposta di legge dell'onorevole Elisa Marchioni, che vorrebbe favorire "mutui agevolati per l'acquisto di immobili alberghieri e defiscalizzazione delle attività di compravendita di hotel da parte dei gestori".

Sento ripetere questa proposta in varie sedi, convegni e discussioni private, come fosse una soluzione definitiva per la riqualificazione delle strutture alberghiere, soprattutto quelle piccole, in particolar modo se accompagnata da misure che favoriscano il rinnovo e la ristrutturazione.

Vorrei qui ricordare che nel post citato mi ero detto favorevole all'idea, all'interno di un contesto più vasto di misure a favore del turismo.
Mi riferivo in quel post a misure che favoriscano il "management" alberghiero, e la nascita di "fondicomuni di investimento di tipo alberghiero". Rimando a quel post per gli approfondimenti. Noto però che nessuno ha colto la forza innovativa di queste proposte.
Ribadisco quindi che io sono estremamente favorevole sia alle misure di sostegno ai gestori per l'acquisto degli hotel da loro condotti, e soprattutto le misure che permettono di ottenere agevolazioni fiscali per chi ristruttura l'hotel. 

Temo però che non siano sufficienti, e anzi che senza l'attivazione di altre soluzioni, non avranno quegli effetti che ci si vorrebbe attendere.

In questo post desidero concentrarmi sulla proposta di legge che tende a favorire l'acquisto delle piccole strutture alberghiere da parte dei gestori.

La mia tesi è che questa proposta, se attuata, avrà scarso successo, e che la "politica urbanistica delle città turistiche" dovrebbe avere come scopo quello di facilitare l'accorpamento delle strutture alberghiere e non di perpetuare il nanismo del nostro turismo.

Quello che si definisce "nanismo" è il fenomeno per cui il numero medio delle camere d'hotel in Italia è circa 30 (dire che in Italia la media è 31 e che in Francia la media è 30, non spiega né giustifica) ed ha la conseguenza di un altissimo numero di hotel troppo piccoli da essere gestiti managerialmente, con redditività troppo bassa per essere oggetto di ristrutturazione, con aspettative da parte delle proprietà di riconversione in residenziale, con il conseguente abbandono e degrado.

Al fenomeno del nanismo ha contribuito anche l'esplosione dei bed & breakfast e degli agriturismi che in molti casi fanno una forte concorrenza diretta agli hotel, e che abbassano ulteriormente il numero medio delle camere in strutture ricettive.

Leggerò il fenomeno da due punti di vista, quello dell'economia dell'hotel e quella della pianificazione della città

1. L'economia di un piccolo hotel degradato

Immaginiamo di essere il gestore di un piccolo hotel di Rimini, Riccione, Cattolica, o di un'altra città di mare. Gestiamo 30 camere con contratti annuali, rimanendo però effettivamente aperti solo sei mesi (da Pasqua a Settembre).
Paghiamo un affitto di circa 2500 Euro a camera, forse meno visto che gli ultimi inquilini sono fuggiti e non hanno nemmeno saldato il loro debito.

Il fatturato che riusciamo ad ottenere nella stagione è di circa 200 mila euro (più quello per i servizi FB). Tolti affitto e spese ci rimane un reddito dignitoso per la nostra famiglia, in parte in nero. Se dovessimo anche pagare tutte le tasse...  Certo l'hotel avrebbe necessità di manutenzioni ma non essendo nostro, non investiamo. Contemporaneamente il proprietario non investe perchè teme che non accetteremmo un aumento dell'affitto, e poi lui ha in mente di trasformarlo in residenza.

Abbiamo fatto l'ipotesi di acquistarlo, l'hotel è messo malino. Il prezzo di cui abbiamo parlato era di 60.000 Euro a camera (1,8 milioni). Il proprietario avrebbe voluto qualche cosa di più, ma noi non crediamo di poter affrontare una cifra simile.

Abbiamo qualche soldo da parte, ma la banca oggi non finanzia più del 50-60%. Vorrebbe dire avere circa 800.000 Euro liquidi che non abbiamo.
Se la banca accettasse di farci un prestito più importante (ad esempio fino a coprire tutta la cifra) per restituire il debito dovremmo pagare un mutuo di circa 150.000 Euro all'anno.

E' chiaro che con un hotel che rende solo 200.000 (*) Euro di appartamento non val la pena.
Dovremmo allora pensare a ristrutturare.
Al prezzo pagato per l'acquisto dovremmo aggiungere altri 7-800.000 Euro (ho calcolato circa 25.000 Euro a camera, che è molto ragionevole)

In totale l'operazione comporta un investimento di 2,6 milioni per 30 camere (se tutto va bene, visto che queste cifre mi sembrano molto ottimistiche).

Però l'investimento e la ristrutturazione mi permetterebbero di avere un bel albergo di alta qualità, sostanzialmente un 4 stelle (non importa se lo vorrò classificare 3). Dovessi chiedere un mutuo alla banca, e la banca me lo volesse dare, pagherò oltre 200.000 Euro all'anno.

Contemporaneamente però, ritengo di poter aumentare sia l'occupazione sia il prezzo medio, oltre al numero dei servizi aggiuntivi.
Però,... però.... Ho sempre un piccolo hotel di trenta stanze, se volessi far arrivare un pullman di 50-60 persone forse non riuscirei nemmeno ad accomodarlo. Se poi avessi in casa un pullman di persone non mi resterebbe più una camera per i clienti singoli. Tutte cose che chi gestisce un hotel sa bene, così come sa bene che deve avere almeno 60-70 camere o più per ottenere quelle economie di scala che servono per fare margini ai giorni d'oggi.

Ma, siamo ottimisti. Diciamo che riesco a portare il fatturato da circa 200mila euro a circa 380.000-400.000 (includendo i servizi FB, si può arrivare a oltre 600.000 Euro).

Del fatturato camere la metà, o poco più servirebbero a ripagare il mutuo, e la metà andrebbero in costi.

Chi me lo fa fare? Infatti non lo faccio.


2. La questione urbanistica

Vediamo invece il secondo lato della questione, e cioè la questione urbanistica.

Immaginiamo per una volta che ci siano 6 hotel attigui di 30 camere ciascuno. Se uno o due di questi verranno venduti e ristrutturati, e gli altri quattro no, la città che li ospita rischia di assomigliare al vestito di Arlecchino, con un bel alberghino ristrutturato a fianco di hotel di peggiore qualità, con un contrasto anche tra clientele.

Gli hotel ristrutturati sono gestiti da persone molto volenterose, ma nell'intervenire non hanno seguito un progetto comune, nè avrebbero potuto, essendo partite da realtà diverse, in tempi diversi, con obiettivi e architetti-consulenti diversi.

La soluzione più ragionevole sarebbe che via via un proprietario acquistasse tutti gli altri cinque hotel, li abbattesse  e li ricostruisse, secondo un piano di ridisegno della città concordato con l'amministrazione cittadina, possibilmente anche liberando un po' di superficie, e nascondendo entroterra alcuni servizi come i garage o i locali tecnici.

Questa soluzione che sembra più ragionevole va anch'essa a cozzare col fatto che oggi non si trova un investitore che voglia investire nelle città di mare, e per la rigida logica dei numeri. Perché facendo un rapido conto il costo dell'operazione sarebbe 180 camere x 120.000 Euro (almeno, tra acquisto e ricostruzione), un investimento totale di circa 21 milioni, una rata annua di circa 1,5 milioni.

Questo vorrebbe dire che le camere dovrebbero essere affittate a più di 8000 Euro cadauna, il che è molto difficile. Vorrebbe dire un fatturato obiettivo annuo per camera di quasi 27mila euro ed un peso dell'affitto sul fatturato quasi del 30 percento. Probabilmente questi sono numeri possibili introducendo un ulteriore elemento di cambiamento. Abbandonare il concetto tutto italiano della gestione come locazione immobiliare o affitto d'azienda, ed introdurre il concetto anglosassone del management in nome e per conto.

Siamo quindi in una situazione apparentemente senza uscita, anche se qualche idea con qualche amico l'abbiamo sviluppata.

Ogni soluzione che potrebbe funzionare deve prendere spunto dal fatto che:

a) incentivare l'acquisto di hotel da parte dei gestori è positivo, ma dobbiamo renderci conto che avrà un effetto molto limitato, e poi che ingessa la città così come è adesso. Non sono sicuro che sia una cosa davvero buona, guardando all'evoluzione delle esigenze e dell'offerta turistica come si sta sviluppando lungo le rive del Mediterraneo.

b) la soluzione deve prevedere un ridisegno della città sia per il bene della città ma anche della proprietà/gestore, dando vita ad una città turistica più appetibile contenitore di tante opportunità per tante tipologie diverse di turisti.

Io credo che il lavoro così appassionato svolto presso il Sealinelab e l'Università di Ferrara sia un ottimo punto di avvio per completare la riflessione intorno a questi temi, dando la possibilità di sfruttare la crisi (che è davvero molto pesante) per dare forma a idee innovative e soluzioni più avanzate, coinvolgendo in un'attività sperimentale sia gli enti di ricerca, i privati (proprietà e gestori), gli enti pubblici.

 La fotografia qui in alto mostra un pezzetto della città di Riccione, vista dal terrazzo più alto del Palazzo dei Congressi. 

===

Le ipotesi di redditività solo appartamento di un hotel di 30 camere qui sopra descritte possono essere ricalcolate in questo modo:

Ricavo totale in HB FB di circa 400.000 Euro (360 mila escluso IVA)
Ma se pagano 90 mila di affitto..........

Rimangono 270 mila
-2 cucina
-2 pulizie
-1 cameriere sala/bar
Considerando che sono pochissimi e che gli faranno lavorare 14 ore al giorno......costeranno anche almeno 3500/mese = 22 ULM (unità lavorate mese) x 3500 = 77 mila

rimangono 200 mila, togli: 
- food  (se hanno fatto 7 mila presenze - considerando che sono in FB e che si fa anche pesce.... il costo food sarà di 8-10 eu/pax (se sono bravi a fare economia) = 70 mila
- beverage - almeno 20 mila
- altro materiale di consumo (detersivi, carta igienica, linea cortesia......
- lavanderia, 
- energia
- costi di manutenzione
- reintegri stoviglie (piatti, bicchieri, posate)

gli rimane veramente poco 60-70 mila...da tassare





sabato 5 maggio 2012

Disperazione e scoramento: basta piangere.

 Italians Beppe Severgnini Filippo Berto


Copio da FB il post di oggi di Filippo Donati, presidente Asshotel: "mi telefonano colleghi da tutta Italia, non reggono più la crisi. C'è chi non sa nemmeno se riuscirà ad aprire il proprio albergo questa estate.......posti di lavoro in meno, e di molto.......disperazione, scoramento. Ravenna non fa eccezione...ma io a chi telefono ?!?!?"

Pochi minuti fa un amico davvero ricco mi scrive: "sono dovuto andare in Romania per gestire alcune questioni...il mio desiderio di non restare in Italia temo non sia ancora del tutto sopito....". Insomma se ne va? Anche lui?

Terzo: un mio carissimo amico, piccolo imprenditore, è da qualche giorno in Australia, e chissà se torna. A luglio trasferisce moglie e figlio dopo aver venduto le automobili.

Contemporaneamente Beppe Severgnini ieri ha coordinato una bellissima iniziativa raccontando la storia di dieci italiani (più o meno giovani, ma tutti straordinari) che ci credono ancora, che innovano, che "vogliono lasciare un segno". Per rivederla vai a http://nuovitalians.telecomitalia.com/live/
Tra questi un altro amico che conobbi nel 2001, quando iniziava ad usare internet per vendere le sue poltrone, salotti, letti. Disintermediare insomma. Oggi possiamo dire che il suo successo è meritato? (bravo Filippo Berto  )

Adesso adesso mi è arrivata una telefonata, sono stato interrotto da un imprenditore che dice... "Fare del nuovo (nuove costruzioni) non ha più senso, ma il vecchio dobbiamo recuperarlo e gestirlo, dando razionalità e riducendo i costi". Chiedo io: "Lo facciamo gestire a chi (anche imprenditori) ci ha condotto in questa situazione?" Mi risponde:"No, perchè chi ha capacità di investire vuole dare i soldi a persone serie". Ecco il punto. In giro si sente dire, quello ha impuffato quello, e quest'altro ha impuffato l'altro. Italia paese di impuffatori?

Sento le critiche a Monti e sulle sue politiche recessive. Chiaro. Ma sono "sue" di Monti le politiche recessive? Oppure sono state le spese sbagliate dei precedenti 10 governi a portarci fin qui? (La sciocchezza che la crisi è internazionale perchè vale solo per Spagna, Portogallo e Grecia, e Italia?)
Sento le critiche a Monti. Ma chi ha dato della "culona" alla Merkel, l'ha lasciata con la mano in aria fin che telefonava a una Olgettina? Chi ha la responsabilità di non aver visto quello che stava succedendo? Chi diceva che i ristoranti erano pieni e la crisi non c'era? Chi spendeva soldi pubblici così male che adesso non ce n'è più nemmeno per le buche (crateri) delle strade di Reggio Emilia? Chi ha sostenuto la domanda con le leggi Tremonti (che a mio parere sono state una delle cause del disastro italiano? Investire in capannoni e non in idee).
E prima ancora chi ha tirato giù il primo governo Prodi il 4 ottobre 1998?
O chi ha presentato Scilipoti alle elezioni? E Calearo? E Fini e Casini che oggi fanno le verginelle? Ma!?

Di responsabili ce ne sono molti. Ma ...adesso basta con l'ottimismo di facciata, ma anche basta piangerci addosso! Nessuno ci tira fuori dalla nutella, ce la dobbiamo cavare da soli.
Individuare le cose da fare e farle. Cose che hanno senso. Che avrebbero avuto senso anche dieci anni fa, ma ... i "vincenti" erano altri.
Per il turismo l'ho detto e scritto. Non basta la promozione, bisogna tornare a occuparci di prodotto (inteso come città turistica e servizio).

Poi ci sono altre cose urgenti: tre in particolare.

1. L'Italia ha un grande debito pubblico. Si dice che non possiamo smettere di pagare. Va bene. Il tentativo è quello di interromperne la crescita. Poi avremo molti anni per ridurlo. Il debito l'abbiamo fatto noi (putroppo abbiamo dato delega a chi non se la meritava) e lo dobbiamo pagare noi.
Il governo deve chiarire bene che chi investe il proprio denaro in attività produttive verrà in qualche modo protetto. Altrimenti chi investe più in Italia?

2. Le persone facoltose italiane che hanno capitali disponibili, devono trovare delle formule per impiegare il proprio denaro in investimenti produttivi - almeno in parte - in Italia. L'Italia vi ha fatti ricchi avete un debito di riconoscenza verso il vostro Paese, verso gli uomini e le donne che hanno lavorato per voi e vi hanno permesso di diventare ricchi. Oppure odiate a tal punto l'Italia e gli Italiani da lasciarli andare in malora?

3. I delinquenti, anche delinquenti economici: semplicemente in galera.

I tempi sono strettissimi. Il governo deve "battere un colpo". Adesso.
Deve permettere a tutti gli Italians che ci sono di prendere coraggio, e tornare a crederci.

P.S. Una domanda cui nessuno mi ha ancora risposto. All'evento di ieri Nuovi Italians Crescono, c'erano dieci imprenditori del Veneto, Emilia Romagna, Lombardia. Perchè solo da quelle tre regioni?

mercoledì 25 aprile 2012

Riviera romagnola: "Hotel troppo vecchi e caos"

A novembre PLANETHOTEL.NET ha organizzato una giornata di studio nazionale su Urban Design & Hotel Industry, mettendo al centro del dibattito la mancanza di investimenti coerenti e pianificati sulle città turistiche, soprattutto di costa.
In quell'occasione era uscita una intervista a quattro voci che fu pubblicata sul Resto del Carlino, e che alla luce del dibattito odierno val la pena riprendere.
 
Per questo avevamo invitato l'assessore Melucci dell'Emilia Romagna, e l'assessore Marson della Toscana, sindaci di Riccione, Pesaro, Follonica, Pisa. Erano intervenuti in quella giornata di studio, professori universitari come il prof. Carta di Palermo e il prof. Piccinato di Roma. Architetti ed operatori come l'arch Luca Scacchetti, e l'arch. Marco Piva.

Buona parte del dibattito è stato registrato ed è disponibile sul sito di PLANETHOTEL.NET.

Prima e dopo quel convegno abbiamo scritto sul tema e siamo intervenuti con insistenza, in dibattiti pubblici e incontri riservati.
Il 25 gennaio abbiamo partecipato alla Conferenza sul turismo, organizzata dalla Commissione  parlamentare presieduta dall' On. Mantini.

In marzo abbiamo parlato davanti al Ministro Gnudi e al presidente di Unioncamere in occasione della presentazione del volume Impresa Turismo.

Nel frattempo abbiamo incontrato assessori, e sindaci, per convincerli ad imboccare la strada del rinnovo urbanistico delle città turistiche, soprattutto quelle di costa, che sono nate prima, e si sono sviluppate in anni in cui le necessità ed i servizi richiesti dal cliente erano diversi da quelli richiesti oggi.

Oggi il tema viene affrontato in poche righe dalle linee guida per la promozione turistica dell'Emilia Romagna, e ovviamente, vista l'autorevolezza della fonte, sorge una polemica tra chi accetta e chi respinge una interpretazione forse troppo schematica di un argomento che a nostro parere richiede molta attenzione ed un approccio pacato, più tecnico-scientifico che un approccio gridato.

Il problema l'abbiamo chiarito da molto tempo, è quello di approfittare della necessità di rinnovo delle strutture alberghiere per ripensare (in fretta) il ruolo delle città turistiche, prima che i cambiamenti che stanno iniziando sulle sponde del Mediterraneo rendano poi impossibile modificare dei trend negativi che se si dovessero innescare o approfondire, lascerebbero la nostra economia senza una fonte importante di reddito.

Questo va fatto subito, in maniera tecnico scientifica, con l'ovvia condivisione delle finalità e dei valori sui quali c'è un ampio consenso, ma con intelligenza, e flessibilità, con soluzioni "taylor made", senza preclusioni ideologiche, che hanno il difetto di bloccare il rinnovamento oramai indifferibile.

Sostenibilità è la parola chiave, che significa sostenibilità ambientale, difesa del bello che abbiamo, ma significa anche sostenibilità economica. Perchè l'obiettivo oramai è chiaro, non è permettere agli speculatori di guadagnare milioni da rapinare al territorio, ma di creare opportunità vere di lavoro per chi ha desiderio e necessità di lavorare.

I temi del turismo e dell'urbanistica sono temi di competenza regionale, e questa per me è una grande fortuna.
E' necessario che i due assessorati si parlino. E producano uno sforzo di pianificazione innovativo, in modo che l'urbanistica si metta al servizio della grande risorsa turistica regionale.

Così come oggi a livello economico nazionale stiamo patendo la miopia di una classe politica che tra il 1993 ed oggi, per vent'anni ha perso ogni opportunità di cambiamento, è fondamentale che operatori del turismo, sindaci ed assessori regionali, pianificatori e tecnici non perdano l'occasione posta dalla attuale situazione di crisi, per definire una visione da perseguire nei prossimi vent'anni.

Chi non vorrà farlo sarà responsabile.

Qualche giorno fa ho ricordato su queste pagine l'azione di Cavour.

Anche in regione servirebbe un "Cavour" (anzi ne servirebbero tanti quanti sono i sindaci e gli assessori), che sposi l'innovazione con la conservazione del bello e del sostenibile.
 
Ma che lo faccia.
E lo faccia adesso.









sabato 21 aprile 2012

Imparate da Camillo Benso Conte di Cavour

Cavour ebbe un ruolo chiave nel far progredire l'Italia dell'Ottocento, a scuola si studia il suo impegno per le ferrovie e l'agricoltura. Pochi forse sanno che fu anche Ministro delle Marina ed in tale veste dovette scontrarsi con gli ufficiali superiori, più che altro reazionari, che si opponevano finanche all'introduzione della navigazione a vapore. (fu lui a promuovere la nascita dell' Ansaldo).
Fra gli ispiratori di Cavour fu il filosofo inglese Jeremy Bentham che scrisse il "Traité de législation civile et pénale", in cui si enunciava il principio politico «Misura del giusto e dell'ingiusto è soltanto la massima felicità del maggior numero»

Temo che il ruolo di Signor NO, motivato da interessi personali o da semplice ignoranza ideologica, sia molto diffuso tra gli "ufficiali superiori" di ogni settore, assai timorosi delle innovazioni, i quali hanno incontrato negli scorsi venti o trent'anni molti politici e ministri incapaci di fare come Cavour e combattere le proprie battaglie per il bene dei molti.

Cavour morì a circa 50 anni, ed in così poco tempo seppe imprimere una forte accelerazione alle vicende politiche del proprio tempo, a dimostrazione che a volte è meglio essere un po' più coraggiosi e "rivoluzionari" piuttosto che agire, come agiscono moltissimi dei nostri politici che fanno dell'attendismo una regola.

Certo. Bisogna combattere.

domenica 15 aprile 2012

Proud to be italian: crederci e avere fiducia.


La Banca d'America ( Bank of America ), oggi è la seconda banca degli Stati Uniti, e la quarta per capitalizzazione. Molti sanno come è nata, lo vorrei raccontare brevemente per gli altri che non conoscono la storia.

Questa è la storia di Amedeo Giannini un italiano di San Francisco nato nel 1870 da una famiglia di origini liguri . Suo padre si uccise per i debiti, e Amedeo fu cresciuto da una famiglia di conoscenti i Fava/Stanghellini.

La sua storia di banchiere inizia nel 1892, quando sposa Florinda Cuneo, una bella ragazza con un forte patrimonio, tra cui le azioni della Banca Columbus di cui diviene un amministratore. Giannini era critico nei confronti della banca, perchè prestava soldi solo ai clienti più grandi e ricchi. Così nel 1904 la lascia e con l'aiuto di 143 piccolissimi azionisti fonda la Bank of Italy. ( Wikipedia )

Nel 1906 San Francisco fu distrutta da un terremoto cui seguì un incendio devastante. Giannini riuscì a recuperare il denaro custodito nella banca e metterlo al sicuro. Le altre banche avevano gli uffici distrutti e non erano riuscite a recuperare il denaro dai forzieri, invece Giannini aveva la liquidità indispensabile per poter avviare la ricostruzione di San Francisco. Così, iniziò a prestare i soldi necessari a ricostruire le case distrutte. Si racconta che il suo "ufficio" fossero alcune assi su due barili al mercato del pesce.

La sua regola fu: prestare denaro a chiunque avesse la capacità e la volontà di lavorare.

Grazie a italiani come Giannini San Francisco risorse, e l'America divenne grande.
Più tardi Giannini testimoniò con grande orgoglio che tutto il denaro prestato in quell'occasione fu restituito.

Credo che questa storia possa avere non una, ma molte "morali", ognuno trovi quella che meglio gli confà.
Per me due sono importanti:

1. La rinascita economica di San Francisco è stata fatta grazie alla liquidità data "a pioggia" a molti piccoli imprenditori che avevano voglia di fare;
2. Il prestito era dato sulla fiducia della persona. Giannini non era certamente stupido, ma ci sono diverse testimonianze che confermano che lui per prestare i soldi doveva "credere" nell'onestà e voglia di lavorare delle persone. Il fatto che lui si affretti ad affermare che poi il denaro era stato tutto restituito significa che forse qualche dubbio l'aveva sollevato.

Da allora il mondo è enormemente cambiato, e l'Italia non assomiglia per nulla all'America, nè di allora nè di oggi. Se però quest'Italia vuole risollevarsi da una crisi dalle molte origini e molte cause, probabilmente deve ripartire da alcuni valori fondamentali, quelli in cui credeva Giannini: onestà, lavoro, fiducia.

Dico che ce se la può fare. Chi se ne va non è da biasimare. Però chi resta, perchè non ha alternative o perchè ci crede, deve fare una cosa sola: smetterla di tacere e mandare affan... chi non risponde ai requisiti: lavoro, onestà e fiducia.

venerdì 13 aprile 2012

Resterete incollati allo schermo per 3 minuti...

Per fare pubblicità, non servono i milioni spesi per il sito Italia.it regalati agli amici e agli amici degli amici, servono idee... come questa che vi tiene attaccati allo schermo per 3 minuti e poi vi sorprende... godetevela.

Pleaze visit the website, but pleaze visit Italy. A Rutelli! Guarda qui come si fa...



venerdì 6 aprile 2012

Normativa antincendio in hotel e alberghi

Abbiamo pubblicato su PLANETHOTEL.NET la nuova norma antincendio per gli hotel, e le istruzioni per le azioni più urgenti da fare.

Anche noi pensavamo che un incendio fosse "impossibile", e speriamo che lo sia davvero, però... per farsi un'idea guardate qui...



Abbiamo predisposto un servizio utile a livello nazionale, in collaborazione con le associazioni degli albergatori, gli ordini professionali, le associazione dei direttori d'albergo, in modo da offrire una soluzione professionale a costi controllati. Visita il sito PLANETHOTEL.NET o richiedi un preventivo per adeguarti alle nuove norme telefona a 0522 554392 o scrivici a info [at] planethotel.net

lunedì 26 marzo 2012

Impresa Turismo 2012 - Raffaello Zanini presente alla tavola rotonda







Mercoledì 28 marzo a Roma si svolgerà la presentazione di ‘Impresa turismo 2012’, il compendio di dati sull’andamento del settore della vacanza in Italia, giunto quest’anno alla sua 7^ edizione. Verranno illustrate le dinamiche delle diverse aree di prodotto del turismo italiano e quelle relative alle nicchie di domanda; i principali target dei mercati interessati alle diverse e complesse offerte turistiche del Paese; quali percorsi segue e potrà seguire in futuro l’innovazione per i territori e per le imprese del settore.

I lavori saranno aperti da Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere; e da Maurizio Maddaloni, presidente di Isnart. Seguirà una tavola rotonda alla quale parteciperanno Roberto Piattelli, cofondatore e presidente BTO Educational; Joseph Fratangelo, destination marketing sales manager Trip Advisor; Raffaello Zanini, presidente Planet Hotel; Luca Andriola, Università degli studi de l’Aquila e Luiss ‘Guido Carli’; Roberto Vitali, presidente V4A Village for all. La conclusione dei lavori è affidata a Piero Gnudi, ministro per il Turismo. L’appuntamento è in programma presso la sede di Unioncamere di Roma, piazza Sallustio 21, dalle 10.30 alle 13.

sabato 24 marzo 2012

L'hotel come opportunità di rinnovo urbano


Se vuoi un progetto per il rinnovo dell'hotel possiamo fartelo... visita il nostro sito.

Qualche anno fa chiesi al mio vecchio professore, architetto Marco Romano, studioso di storia della città, di scrivere un breve saggio sulla storia dell’ospitalità quale premessa ad un libro che stavamo curando (Giacomo Rizzi, Il benessere in hotel, Ideabook, 2007). Ciò che più mi sorprese del suo ragionare fu l’idea che dalla fine del Cinquecento l’albergo è il luogo di incontro tra cittadini e forestieri, equiparato ad una strada pubblica, cui l’oste non possa negare l’accesso a nessuno” (p. 11).
Da allora l’albergo diventa un elemento stesso della città, un “complemento” della città, una cerniera tra l’interno e l’esterno.
L’edificio che ospita l’albergo assume un ruolo che va ben al di là della stessa funzione di fornire asilo ai viandanti: per questo si fa sempre più riconoscibile, diverso, a volte esagerato, fino a diventare esso stesso una destinazione come lo sono sempre più certi alberghi del passato o contemporanei.
E’ così che l’hotel diventa oggetto della comunicazione di un luogo, desiderato e ricercato quanto un monumento del passato perché rappresenta una delle espressioni più compiute dell’ architettura di oggi che racconta le idee ed i sogni del committente e della città che lo ospita.
Quindi dobbiamo tornare all’idea del passato e accettare che l’hotel sia il segno a volte il più incisivo di un luogo, così come lo erano le chiese, o i municipi, e lo sono oggi i luoghi dello sport, i musei o gli alberghi appunto. Ma perché questo avvenga la comunità locale dovrà accogliere l’idea che la nuova opera possa modificare l’aspetto noto della città e sostituire un’immagine con un’altra, affinché sia il cittadino sia lo straniero viandante si avviino a riconoscere nella nuova costruzione il simbolo di un’epoca che muta.
Molte norme dell’urbanistica, a partire dal concetto stesso di zonizzazione, sono inadeguate a favorire la rinascita della città turistica e dell’hotel in quanto opera che segna l’ambiente urbano.
A nostro parere vanno rimosse quelle norme pubbliche che hanno ostacolato (e tuttora bloccano) lo sviluppo in senso più moderno ed accogliente delle città turistiche italiane (soprattutto -ma non solo- marittime), e che ostacolano la creazione di una moderna industria dell'accoglienza in Italia e l'ingresso di compagnie alberghiere estere, con positivi effetti sulla competizione e concorrenza, sull'incremento del numero di turisti, sull'occupazione e l'economia nel suo complesso. Al contempo deve essere favorita l’attività dei piccoli imprenditori del settore, vera spina dorsale del turismo italiano odierno, permettendo ai conduttori più intraprendenti di acquisire e rammodernare gli hotel da loro gestiti, e di acquisire nuove strutture, accorpandole alle proprie, in modo di riuscire a competere con le più grandi strutture gestite da gruppi e catene.
Richiamiamo gli enti comunali e regionali all’obiettivo di trovare il giusto strumento per contemperare gli interessi economici degli investitori, quelli propri dell’ente pubblico che cerca il bene per la collettività, le idee dell’architetto che desidera proporre soluzioni innovative a memoria di una stagione culturale, le necessità proprie delle società di gestione che hanno lo scopo di rendere profittevole l’attività turistica.
La progettazione e la realizzazione di un hotel, sia in un contesto urbano di città, sia in una località prettamente turistica, è sempre un’attività che qualifica e segna definitivamente un contesto. Per questo non può essere trattata a livello di piano generale con una semplicistica indicazione di zona, volumi ed indici.
A nostro parere l’hotel ha un ruolo particolare all’interno del contesto in cui si inserisce - sia esso città, mare, montagna o campagna- proprio perché al contempo svolge una funzione pubblica di accoglienza del viaggiatore e rappresenta una frase del discorso complessivo del contesto stesso. Inoltre la sua costruzione e la sua realizzazione hanno un alto impatto sull’ambiente circostante, perché l’hotel modifica – o può modificare – skyline, silhouette, uso di piazze o vie, addensare gente ove oggi ce n’è poca e diventare un nuovo polo di attrazione, soprattutto se si tratta di un’opera architettonica importante e con molto carattere.
Sono favorevole a che le nostre città mutino aspetto, lasciando che la conservazione più rigorosa riguardi i centri storici con centinaia d’anni (e in date circostanze è possibile mutare anche quelli). Invece credo che alcune zone meno nobili della città turistica, costruite male negli anni Cinquanta e Sessanta, possano e debbano essere oggetto di quella riprogettazione unitaria che non ebbero in origine, affidata alla matita di un “visionario ispirato”, approvata dalla collettività dopo profonda riflessione ed infine eseguita e realizzata, e non lasciata a decantare per anni come aceto in botticella.
Gli obiettivi da perseguire sono almeno tre.
- Innanzitutto la trasformazione e l’abbattimento delle strutture alberghiere più obsolete, quelle con le camere più piccole, meno accoglienti, con un numero modesto di camere, povere di servizi.
- Poi l’aumento delle superfici scoperte e destinate ad un uso pubblico, luogo di incontro e di relazione tra dentro e fuori dell’hotel, accanto all’incremento delle superfici destinate a servizi attualmente non presenti in quelle porzioni di città. Il tutto con l’obiettivo di rendere le nostre città turistiche nuovamente appetibili per una clientela che oggi cerca non più in Italia ma all’estero soluzioni e risposte alle proprie esigenze di benessere.
- Infine occorre permettere che la gestione sia affidata a compagnie alberghiere abbastanza grandi da ridurre complessivamente i costi unitari e operare una buona competizione di prezzo sui mercati internazionali.
Questi tre obiettivi, per essere raggiunti, hanno bisogno di investimenti importanti, già di per sé non facili da promuovere, e di certo impossibili se l’ente pubblico e le sue norme non favoriscono l’intervento di operatori anche istituzionali (come i fondi comuni di investimento immobiliare) che hanno precise logiche operative e finanziarie.
Ecco quindi aprirsi, nel caso di progetti di trasformazione urbana importanti con destinazione alberghiera, l’esigenza che i progetti architettonici, gli studi planovolumetrici, le idee ed i concept non vengano imbrigliati dentro le norme ed i vincoli, ma siano trattati come un’opera unitaria che ha lo scopo di modificare ed arricchire quella porzione di città, come nel casi di un edificio pubblico, un museo, uno stadio, una stazione ferroviaria. Come queste opere, infatti, anche l’albergo ha un rilevante riflesso sul proprio intorno. Per questo dovrà essere oggetto di un esame sì attento, ma dedicato, approvato con una procedura speciale, forse pure in deroga al piano esistente, chiamando a raccolta per valutarlo il meglio della cultura architettonica ed urbanistica, ma coinvolgendo anche gli operatori turistici e gli economisti del turismo, per comprendere gli effetti che quell’opera potrà avere sulla città che la ospita.
Una semplice nota sulla tempistica di operazioni di rinnovo come quelle qui delineate. Da quando si ha l’idea a quando la si realizza non possono passare decenni. Tre o quattro anni possono essere ragionevoli. Se due anni servono per la costruzione, allora solo due al massimo (o meno) dovranno bastare per l’approvazione a tutti i livelli. Questo è un problema noto, che però viene risolto in modo diverso in diverse regioni italiane. Se desideriamo risollevare il nostro turismo dal limbo in cui sta lentamente sprofondando, le risposte devono essere rapide. Le non-risposte, o le risposte lentissime, servono solo a far fuggire anche quei pochissimi che hanno ancora voglia di impegnarsi in questo nostro Paese.