domenica 15 giugno 2014

Franceschini e Google

AMERICANI SPACCONI (Peggio dei pataca romagnoli)

Devo dire con franchezza che non ho capito il motivo del confronto pubblico tra Eric Schmidt e Dario Franceschini sul rilancio culturale dell'Italia tramite la rete. Certo che avere qui in Italia il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Google, un uomo da 8,2 miliardi di dollari, era un'occasione ghiotta.
So che i commentatori hanno sottolineato soprattutto la distanza tra i due, tra la cultura antica e polverosa di Franceschini e la veloce modernità dell' AD di Google.

Il suocero di mio fratello, un generale dell'esercito con una competenza profonda sull'uso dei missili diceva: "Con gli americani non riesci mai a discutere, anche se noi (italiani) siamo più colti e più bravi di loro, noi siamo calmi e gentili, loro (gli americani) sono abituati fin da piccoli a pensare di essere i migliori, pensano di aver ragione, impongono le loro idee al gruppo con forza e poi sbagliano, ma comandano"

Gli americani impongono le loro idee perché fin da piccoli le loro madri li abituano a farlo.

In uno scontro tra un Ministro pacato e gentile, ed un CEO americano, non c'è dubbio chi ne uscirà con le ossa rotte.
Mr Google doveva dimostrare che l'unica strada percorribile per l'Italia è quella dello sviluppo del digitale, doveva vendere l'idea che l'arte doveva essere trasferita su Google Art come strumento per la distribuzione planetaria, e per farlo doveva mettere in una situazione di inferiorità gli italiani (ed il Ministro).



DETTAGLI: IL SETTING

Per anni ho insegnato a Direttori Commerciali e Vendite  "Tecniche di formazione dei venditori". Una delle prime cose che insegnavo era il setting dell'aula.
Nella foto qui sopra sono subito chiari i ruoli.
Schmidt al centro della scena, vicino al moderatore, e un po' più in fondo, anche un po' scostato Franceschini.

Io avrei comunque fatto sedere al centro il moderatore, oppure Franceschini stesso (perché padrone di casa).

Qui sotto l'errore è ancora più chiaro. I due italiani con la testa un po' chinata e l'americano (tedesco dal nome) che distribuisce pagelle a questi italiani buoni (ma un po' somari?)




LA GAFFE DI FRANCESCHINI

Veniamo al contenuto della presunta gaffe di Franceschini, Johnatan Stavola scrive:

In tema di crisi e sviluppo economico, Schimdt ha sottolineato che nella nostra nazione, il tasso di disoccupazione giovanile è altissimo. L’Italia ha tante potenzialità come la cultura, l’arte, il territorio, ma si dovrebbe fare di più per sfruttare i vantaggi economici che possono derivare da Internet e dalla digitalizzazione. In tal modo sarebbe possibile creare nuovi posti di lavoro. Tutto questo, però, non si fa perché, secondo il presidente di Google, c’è un problema che risiede nel settore dell’istruzione

E quando Schmidt ha continuato a sottolineare la superiorità americana in fatto di tecnologia... Franceschini ha risposto educatamente da bravo padrone di casa:

In ogni paese ci sono vocazioni, magari un ragazzo italiano sa meno di informatica ma più di storia medievale e nel mondo questo può essere apprezzato. 

Io che non sono ministro, che ho però avuto l'insegnamento del vecchio generale, e che a volte vado per le spicce, gli avrei ricordato come in America il 25% della popolazione crede ancora che il sole giri attorno alla terra!
Si vede che lì le traduzioni degli studi italiani del '500 non sono ancora arrivate. (Fonte TIME)

Una difesa completa del Ministro l'ha fatta con l'usuale efficacia Roberta Milano, e la trovate qui.

NOI ABBIAMO I CONTENUTI. NOI DECIDIAMO A CHI DARLI.

Adesso, bando alle polemiche,  però vorrei fare un paio di passi avanti.

1) Condivido al 100% la critica del presidente del consiglio Renzi verso la scuola italiana che richiede una profonda riforma.Non abbiamo bisogno di Schmidt per sapere cosa non va e cosa dobbiamo fare. (Mi chiedo però se è una buona idea reintrodurre Storia Dell'Arte negli istituti tecnici invece di potenziare Informatica e Inglese. Non vorrei che alla fine io debba dare ragione a Schmidt, perchè quella decisione sembra motivata solo dalla necessità di dare qualche stipendio in più agli insegnanti di Storia Dell'Arte)

2) L'Italia ha un grandissimo patrimonio storico artistico ma lo usa male, capire come usarlo anche grazie a Google credo sia compito del Ministro, anche perchè Google Art Project è un gran bel progetto.

3) Però, invece di presentarsi davanti a Google con il cappello in mano, dovremmo ricordare a tutti che The Content is The King, e che è l'Italia nella posizione di forza di avere il patrimonio artistico, che Google vuole digitalizzare.
Condivido quanto scrive  Luca Crosato "Google ha i soldi e la tecnologia, l’Italia ha le professionalità per comprendere i dati e i beni stessi. Ora… mi pare che non ci sia solo Google al mondo, ci sono: Amazon, Yahoo, Microsoft, Apple e… Wikimedia found.!"

I MUSEI NON BASTANO, SERVE UN PRODOTTO TURISTICO COMPLETO

Sulla relazione tra turismo rete e patrimonio artistico, mi permetto però (di nuovo) di essere POLITICALLY INCORRECT, perché agire mossi da convincimenti poco supportati dai numeri conduce poco lontano.

E' vero che l'Italia è nota per le sue meraviglie storico artistiche, ed il turista straniero fa vacanza in Italia per visitarle, spesso superficialmente o solo da fuori (Colosseo, Arena, Piazza San Marco). Invece solo parzialmente viene in Italia per visitare Musei e Siti Archeologici, che rappresentano "una" motivazione al viaggio in Italia (e spesso aggiuntiva alla motivazione principale).

Su questo ci sono tantissime ricerche (anche quelle di ISNART che pubblico qui sotto) che mostrano come le motivazioni al viaggio in Italia siano molte e diversificate (sport, relax, shopping, ecc.)
Ritengo che la strategia turistica debba tenerne conto.
Poi, quando hai qui il turista, che è venuto per vivere un'esperienza autentica italiana, per gustare il cibo, fare acquisti passeggiando vicino ai monumenti di 2000 anni fa, solo allora si può tentare di avvicinarli all'arte chiusa nei nostri musei.


Vorrei ricordare a chi si occupa di portare i turisti in Italia che solo il 9% di tutti i turisti vengono in Italia per la ricchezza del patrimonio artistico (sono il 25% gli stranieri che danno questa risposta tra i turisti che visitano le città, ovviamente).

La gente che fa vacanza, vuole andare in un posto nuovo, in un posto bello, possibilmente dove ci siano dei divertimenti, per fare dello sport, conoscere delle persone, portarsi a casa un bel ricordo con fidanzata o famiglia.
Poi... se c'è da visitare il Louvre o Il Museo della scienza (ma anche l'Acquario di Genova), beh allora una visita la programma. (I turisti non sono tutti studiosi di storia dell'arte, vanno a Pompei perché sono meravigliati dal vedere come vivevano i nostri avi 2000 anni fa. La classifica dei musei più visitati è presa da qui.)

Alcuni studi dicono che sempre più gente va a Londra o a Parigi solo per visitare un determinato museo, ma questo è legato a quelle due specifiche città, al nuovo tipo di turisti che fanno un break veloce, un volo low-cost, una cena e una visita al museo. Questo vale soprattutto per Londra e Parigi che hanno i musei meglio organizzati e più visitati al mondo.


Se invece guardiamo cosa fa la gente in vacanza, ci accorgiamo che la visita ai Musei vale il 30% circa di chi visita una città e un 14% di tutti quelli che vengono in Italia. Invece l'attività sportiva attrae quasi il 50% dei turisti (meno gli stranieri e più gli italiani, ovviamente dico io).



RIPETITA IUVANT

Per far funzionare il turismo (che è il RISULTATO dell'attività di molti diversi settori) deve essere tutto coerente ed ospitale, dai treni veloci (che devono però accogliere bene tutti, anche i disabili, un mercato importante spesso dimenticato), gli aerei, i pullman, le strade, gli hotel ed i ristoranti, ecc. ecc.

Ma soprattutto aerei e hotel sono essenziali, perché il turista è sempre un viaggiatore, che arriva ad una destinazione nuova, stanco, e vuole riposarsi, essere accolto, tranquillizzato, coccolato ... ma su questo rimando ad un mio articolo del 2007, che è ancora valido.

UN PUNTO (forse) MI DIFFERENZIA DA ROBERTA MILANO

Roberta ad un certo punto scrive:
"Anche negli investimenti turistici c’è chi propone di fare nel Sud Italia un unico grande Sharm El Sheikh. Personalmente, nonostante apprezzi molto Farinetti, sono contraria anche a quella proposta di omologazione, peraltro in contraddizione con un suo agire opposto attraverso Eataly, dove il successo è legato indissolubilmente al racconto dell’identità attraverso il cibo."

Se "fare una grande Sharm" significa fare una colata di cemento da Bari a Reggio Calabria, passando per Santa Maria di Leuca e Gallipoli, allora sono completamente d'accodo con Roberta, senza contare che io ricordo quei luoghi ad inizio anni Settanta, bellissimi allora, e rovinati oggi dall'ingordigia edificatoria dei locali.

Se invece "fare una grande Sharm" significa riqualificare il Meridione d'Italia in modo che moltissimi turisti lo scelgano, prima ancora di andare in Spagna o Croazia, attrezzandolo con quello che il cliente vuole trovare, allora io sono perché questo avvenga.

Ma per farlo serve una strategia condivisa, molti capitali e una visione di medio termine, finora completamente assente per colpa di Regioni e Comuni.

Qui si aprirebbe un importante capitolo, che ho affrontato altre volte e sul quale tornerò nuovamente.


Raffaello Zanini

Dottore in urbanistica si è a lungo occupato di direzione commerciale e marketing. Nel 2000 ha fondato
Planethotel  srl,  società  di  consulenza  per  il  settore  hospitality,  producendo  studi  di  fattibilità  per
operazioni  immobiliari  alberghiere,  e  collaborando  con  albergatori  e  architetti  nella  progettazione  di
alberghi.
Ha inoltre sviluppato una azione di promozione verso il settore alberghiero per conto di aziende leader
fornitrici del settore (Miele, Technogym, Iris Ceramica, Teuco, Geze, Schoenhuber Franchi ed altre),
ideando e curando la pubblicazione di tre libri dedicati all'architettura dell'hotel. Tra questi il manuale di
progettazione alberghiera HOTEL DESIGN (Marsilio 2011) nel quale è sintetizzata l'opera dei migliori
progettisti italiani in tema di ospitalità.