lunedì 10 agosto 2015

Tre punti per il turismo meridionale (sollecitato da Antonio Preiti)

Mi permetto un commento perchè concordo con quello che dice Antonio Preiti nel post di oggi sull' Huffington Post.

Vedo però alcune importanti possibilità che vengono sprecate: se si riuscisse a concordare sulla ragione di questo spreco forse qualche decisore potrebbe (se ne avrà voglia) iniziare a eliminare ciò che frena.

Quindi al ragionamento di Antonio mi piacerebbe si aggiungessero i seguenti temi:

PICCOLO NON E' BELLO

Dice Antonio: l'industria dell'ospitalità non è un servizio pubblico.Vero. Ma il pubblico (in tutte le sue forme) ha una responsabilità enorme nel determinare come i privati agiscono nel fornire il "servizio" turistico che io preferisco chiamare "prodotto turistico".
Molti sanno che in America le principali destinazioni turistiche nascono e si sviluppano per decisione di un singolo, o un piccolo gruppo di operatori, che confeziona il "proprio prodotto".
Così ci sarà un singolo operatore che disegna la zona degli alberghi, quella degli appartamenti, quella delle ville, la spiaggia, tutte le piscine, gli impianti di risalita se siamo in montagna...
La destinazione ha una logica unitaria, perchè immaginata unitariamente.
Ed anche la redditività della zona va in capo ad un unico soggetto, che è privato, ma che otterrà una redditività media vendendo servizi diversi che hanno margini diversi.

Ad esempio il medesimo operatore investirà sulle seggiovie e gli impianti di risalita, su cui non ha una forte marginalità, perchè conta di guadagnare dal bar e dal ristorante, o vendendo gli appartamenti "buy to rent".

Questo in Italia non si fa, non si può fare, non c'è nemmeno chi provi a farlo. (invero io ho seguito il business plan di questo importante tentativo, che per motivi finanziari è un po' rallentato).

Sono molte le ragioni per cui in Italia questo metodo non ha successo, ma io penso che uno dei problemi principali venga dalla diffusa mentalità che piccolo e artigianale è bello.
Da tempo invece penso che non è vero. Inascoltato.
Piccolo non è bello. Grande può essere più bello, se ben disegnato.
Penso che a breve potrò dimostrarlo all'estero con capitali esteri.

Se provassimo per una sola volta a ribaltare questa mentalità, e "vedere di nascosto l'effetto che fa" scopriremo che otteniamo più turisti, più economie di scala, più fatturati, più occupati, più clienti contenti, più promozione.

IL MERCATO DEI PENSIONATI

Il secondo tema che tratti nel tuo post è quello dei mercati turistici.
Poi parli di alcuni mercati importantissimi, ma non dai abbastanza rilievo ad un mercato che a mio parere è fondamentale, quello degli anziani, vedove e vedovi che stanno bene e che amano "svernare" ma non come i milanesi in riviera 15 giorni, bensì come gli inglesi in Spagna, alcuni mesi all'anno.

(Mio zio del 1919, tuttora vivente, da svariati anni sverna alle Canarie. E con lui moltissimi stranieri che passano l'inverno in quelle belle isole)

Qui però entra prepotente la questione della tassazione, nazionale e locale.
Noi possiamo portare migliaia, forse milioni di turisti nelle nostre migliori destinazioni sia di mare che quelle termali, se però cambia radicalmente la nostra tassazione, sia sui redditi che sulle proprietà.

Prova ad immaginare se i pensionati (i nostri e quelli degli altri paesi) pagassero tasse limitate sul reddito e sulla proprietà immobiliare, qualora trasferissero qui in Italia (del Sud) la propria residenza.
Ma il nostro governo di questo proprio non si occupa, ed invece di attrarre pensionati ricchi a pagare le tasse nel nostro paese, spedisce le nostre menti migliori a pagare le tasse in UK.

IL LUSSO

Infine, terzo tema, che come sai a me sta molto a cuore, quello del lusso. Ci sono alcune destinazioni italiane che possono competere con destinazioni come Marbella, col suo Golden Mile. Di nuovo, se conosci Marbella sai come è nata e cresciuta. E come sia "adatta" al lusso.
Si tratta di una scelta strategica, che fa il pubblico assieme ad alcuni grandi investitori, probabilmente non italiani. Ma temo che su questo non ci arriveremo mai, nonostante nel mondo ci siano 14 milioni di aspiring, con una capacità finanziaria liquida di più di 1 milione di USD, in crescita costante.

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